Diego Vincenti recensisce su Hystrio, La disciplina dell’errore. Il teatro di Romeo Castellucci
Sul Manifesto Massimiliano Guareschi recensisce L’invenzione di Milano
Repubblica, ragion di Stato, democrazia cristiana. Genealogie 2
Gianfranco Borrelli
Pratiche/linguaggi/scritture di ragion di Stato danno vita all’ultimo originale laboratorio politico in Italia: questo dispositivo governamentale coniuga le funzioni disciplinari di polizia civile e di polizia cristiana per le popolazioni italiane, ritardando la formazione di un’autonoma società civile nel nostro paese. Dal Settecento fino ai nostri giorni, da Vico a Foscolo, da Muratori a Ortes, da Gioia a Romagnosi, da Gioberti a Ferrari, l’incidenza della ragion di Stato viene riconosciuta, quindi esaltata oppure avversata.
Prerogativa regia, dittatura parlamentare, decretazione d’urgenza: nella stagione dell’unificazione politica nazionale, in un contesto di guerra civile permanente, la ragion di Stato monarchica condizionerà in senso conservativo l’esercizio del governo costituzionale-rappresentativo, grazie all’appoggio della classe politica liberale; in seguito, troverà sostegno nella ragione di partito fascista, strumento moderno della violenta ragion di Stato. Solamente alla fine del secondo conflitto mondiale, la nuova etica della resistenza partigiana riuscirà nell’evento della piena soggettivazione repubblicana.
Nelle lettere spedite durante la prigionia alla direzione della Democrazia Cristiana, Aldo Moro sconfesserà il ricorso perdurante alle strategie di ragion di Stato che vive come l’ostacolo principale alla sua stessa sopravvivenza. Dalla data della sua uccisione prende simbolicamente avvio lo sgretolamento inarrestabile dell’impianto istituzionale e costituzionale del nostro paese, che precipiterà nei primi anni novanta nella fine (ancora lasciata irrisolta) della prima Repubblica.
Gianfranco Borrelli, già professore ordinario di Storia delle dottrine politiche e di Filosofia politica presso l’Università Federico II di Napoli, ha svolto ricerca sui sistemi di pensiero e sui dispositivi di governo della modernità; la sua attività di studio riguarda anche le trasformazioni della democrazia contemporanea e i temi della governance politica.
Prezzo: € 28,00
Cod. 9788898367634
data di pubblicazione: aprile 2023
pagine: 528
mercoledì 26 aprile, ore18.30
Libreria Trebisonda
via Sant’Anselmo 22, Torino
Giovanni Semi, Paolo Tex Tessarin e Lucia Tozzi discutono “L’invenzione di Milano. Culto della comunicazione e politiche urbane”
Sergio Violante recensisce su Nazione indiana L’invenzione di Milano
martedì 21 marzo, ore 18
Libreria modo infoshop
via Mascarella 24/b, Bologna
Mauro Boarelli e Salvatore Papa discutono con Lucia Tozzi
“L’invenzione di Milano“
venerdì 21 aprile, ore 18.30
Wojtek Libreria, Pomigliano d’Arco
si presenta “Cospira” di Patrizio Esposito
saranno presenti i componenti di ieri e di oggi de ‘E Zezi – Gruppo Operaio
Su Doppiozero Luca Molinari scrive su L’invenzione di Milano
Luca Guerrini recensisce su dealogando.com L‘invenzione di Milano
martedì 18 aprile, ore 19-20
Rob de Matt, Milano
La città è ancora un luogo da abitare?
Ne discutono
Bertram Niessen, Lucia Tozzi,
Lucia Borso, Giuseppe Imbrogno
Vivere e costruire le città, i territori, le abitazioni
Su mentinfuga Pasquale Esposito intervista Lucia Tozzi
“Quando il pubblico era in espansione si costruivano tantissime case popolari – magari anche fatte male, magari anche con dei criteri che non ci piacevano – ma si è potuto lottare per estendere ancora di più il diritto alla casa. Quando tutto diventa privato, tutto questo non è più possibile. Con chi te la prendi? Se lo Stato, il pubblico fa una cosa che non ci piace possiamo contestarlo, quando è il privato che agisce non puoi fare più niente, perché è normale che il privato agisca per il proprio interesse, è quella la sua missione. Di questi tempi molti reazionari mostrano enorme entusiasmo per tutte le pratiche di mutualismo e il mondo no profit in generale, perché basta concedere qualche briciola per accordarsi, per cooptare le energie sociali”.
Giovedì 13 aprile, ore 18.30
Cascina Cuccagna, Milano
Un dibattito aperto sulla città, una specie di seduta di autocoscienza collettiva.
Critiche, proposte, punti fermi e progetti su Milano e il suo futuro con:
Assia Neumann Dayan, Luca Misculin, Giacomo Papi, Lucia Tozzi e Lia Quartapelle
modera Davide Coppo
La città che si trasforma per effetto di una campagna marketing. Basta a tenere in vita una città? Livio Partiti intervista Lucia Tozzi su Il posto delle parole
giovedì 30 marzo, ore 20.30
Piano Terra, Milano
si discute il libro di Lucia Tozzi “L’invenzione di Milano. Culto della comunicazione e politiche urbane“
Milano oh cara! Gli affitti a Milano, la casa tra immaginari e speculazione, con Lucia Tozzi
Fahrenheit: Intervista di Graziano Graziani, in apertura di trasmissione, a Lucia Tozzi
Mirella Armiero intervista Lucia Tozzi
Le politiche urbane: Napoli, che errore imitare Milano
Intervista a Alberto Saibene su Milano a partire dal libro di Lucia Tozzi “L’invenzione di Milano“
Si presenta a Roma “L’invenzione di Milano. Culto della comunicazione e politiche urbane”
mercoledì 22 marzo, ore 19.30
intervengono
Sarah Gainsforth, Leonardo Bison, Stefano Portelli, Lucia Tozzi
Sguardi trasversali sulla città, di Simone Mosca, la Repubblica Milano su “L’invenzione di Milano” di Lucia Tozzi
martedì 21 marzo, ore 18
Libreria modo infoshop
via Mascarella 24/b, Bologna
Mauro Boarelli e Salvatore Papa discutono con Lucia Tozzi
“L’invenzione di Milano”
“Un attore non recita un ruolo. Crea sé stesso, crea un attore che conquista il suo posto in una rappresentazione” (Giornale notturno)
Gli esercizi di Jan Fabre
Fabre, Metamorfosi di un corpo di Laura Zangarini
Una riflessione su Milano di Alberto Saibene a partire dal libro di LuciaTozzi “L’invenzione di Milano”
“È proprio il rapporto tra pubblico e privato il filo rosso di L’invenzione di Milano. Culto della comunicazione e politiche urbane (Cronopio), un pamphlet di Lucia Tozzi – studiosa di urbanistica, napoletana di origine ma milanese di residenza – dedicato al mito del «Modello Milano», a quell’idea di città virtuosa, locomotiva d’Italia, che ha preso piede con Expo 2015 e che, dopo la battuta d’arresto della pandemia, ha ripreso a circolare con ancora maggior vigore. Il libro appare nella collana «Rasoi» e bisogna dire che è bello affilato, anche per l’abilità dell’autrice di mescolare osservazione di costume a una ricerca rigorosa con ampi riferimenti bibliografici e la capacità di estrapolare dalle cronache cittadine fatti e dati salienti. Uno stile che ricorda un modello lontano, difficile da maneggiare, quello di Antonio e Camilla Cederna (pur con le dovute differenze), ma sempre efficace. È un’opera che mancava ed è quindi da leggere con attenzione, da discutere e che sviluppa le tesi contenute in Non ci sono alternative, un lungo articolo dell’autrice apparso nel 2019 nella bella rivista napoletana «Lo stato delle città». Da leggere perché è una delle poche, pochissime, voci critiche sulla traiettoria di una città governata da più di dieci anni dal centrosinistra che, attraverso i sindaci Pisapia e Sala, è sempre stata attenta a comunicare (verbo chiave) un’idea di città virtuosa, avendo tra le sue priorità le politiche di inclusione e il riconoscimento dei diritti delle minoranze”.
Ivan Carozzi intervista (su Esquire) Lucia Tozzi sui temi de “L’invenzione di Milano. Culto della comunicazione e politiche urbane”
Quando sei arrivata a Milano? E che ricordo conservi della città in cui sei arrivata?
Nel 2001. Ricordo che, come tutti gli italiani che arrivano da città dotate di bei centri storici, trovavo Milano quasi tutta brutta, pur apprezzando qua e là i monumenti, o alcune straordinarie architetture contemporanee, o i parchi, o gli interni bellissimi di certi palazzi o musei. Ma l’insieme mi appariva irrimediabilmente sgraziato. Solo con il tempo e con lo studio il mio sguardo si è trasformato – è diventato più colto – e ho cominciato a leggere l’eleganza sublime di questa città, la bellezza di un tessuto urbano pensato in maniera non canonicamente estetica, senza inseguire a ogni costo la seduzione.
Quando parli di bellezza del tessuto urbano, a cosa ti riferisci nel dettaglio? C’è un luogo in particolare a cui pensi?
No, penso proprio all’insieme della città, alla sua apparente disarmonia, alla giustapposizione di elementi così eterogenei e a una diffusissima qualità di progetto. Quando ho cominciato ad accorgermi di queste cose ho perso ogni interesse per quell’estetica “vecchia Milano”, cavallo di battaglia delle agenzie immobiliari, che di primo acchito sembrava quasi rassicurante.
Oggi dove vivi?
All’Isola, su una delle piazze più gentrificate di Milano. Un paradigma, e un ottimo punto di osservazione.
Come hai visto trasformarsi la città in questi anni?
Milano ha abbandonato l’amore per la produzione – non solo quella industriale, ma anche quella culturale e sociale – per diventare attrattiva. Ha scelto di entrare pienamente nel gioco delle città globali che competono per strapparsi l’un l’altra flussi di capitali, turisti, studenti, abitanti fluttuanti, e per farlo si omologa sempre di più a modelli di rappresentazione che in un modo o nell’altro rimandano a pochi e insulsi ingredienti: lusso, diversity, smartness e (apparente) sostenibilità. Ma questo obbiettivo ha un costo altissimo: la promozione dell’immagine richiede il sacrificio del contenuto. Tutti gli elementi più vitali, dalla ricerca alla produzione musicale, dalla qualità degli spazi e dei servizi pubblici all’intensità delle battaglie politiche, perdono consistenza di fronte al dominio del format. Il conformismo degli eventi soffoca la sperimentazione, mortifica l’intelligenza e si traduce visivamente in una città noiosa come un grande allestimento.
“Oggi se non critichi Milano non sei nessuno”. In tanti, sui media e in rete, negli ultimi tempi stanno evidenziando gli innegabili piccoli e grandi problemi di una città che, da Expo fino allo stop della pandemia, aveva invece conosciuto un’ascesa apparentemente inarrestabile, anche a livello di narrazioni. Da metropoli più “cool” d’Europa a città “da odiare”, da cui fuggire? Allo stesso tempo, al di là degli editoriali e dei commenti sui social, sono molti i libri (saggi ma anche romanzi, oltre a reportage, podcast e newsletter) che in questi ultimi anni stanno provando a raccontare, da punti di vista diversi, le contraddizioni del capoluogo lombardo, cercando di prevedere l’evoluzione dell’attuale fase critica…
Milano, racconto di una crisi, di Antonio Prudenzano, recensione a “L’invenzione di Milano” di Lucia Tozzi
Michele Masneri recensisce “L’invenzione di Milano. Culto della comunicazione e politiche urbane” di Lucia Tozzi
Con l’Expo del 2015 l’immagine di Milano si è trasformata in un vero e proprio brand urbano, catalizzatore di nuovi capitali, abitanti, progetti urbanistici, attività finanziarie e del digitale. Negli ultimi mesi, con il crescere del costo della vita e della speculazione immobiliare, il caso del capoluogo lombardo è salito alle cronache perché la città del capitalismo italiano per eccellenza pare non riuscire più a nascondere il fatto di essere diventata invivibile anche per i ceti borghesi, impossibilitati ormai anche loro a sostenerne i prezzi. Il processo di riqualificazione che ha coinvolto la città sembra lasciare molti sconfitti sul campo di battaglia; infatti se da un lato i nuovi capitani di ventura l’hanno incoronata come capitale, dall’altro coloro che sono stritolati dal processo di espropriazione e sfruttamento sono esponenzialmente in crescita.
A Macerie su Macerie ripercorriamo le vicende degli ultimi vent’anni del capoluogo lombardo con Lucia Tozzi, studiosa di politiche urbane
I maranza salveranno Milano, di Giovanni Robertini: È arrivata anche da te la polemichetta della settimana? Scrivo dal luogo del delitto, perché la questione è più o meno questa: Milano sta sul cazzo, pare che ci sia addirittura un “sentiment” – come si usa dire qui – “un nuovo modo di odiare Milano”, così titola in cui si analizza analizza la vibe shift, ovvero il come e il perché i milanesi abbiano cambiato il modo di percepire sé stessi e la loro città. Affitti e costo della vita altissimi, gentrification a palla, inquinamento, taglio dei mezzi pubblici, un gin tonic a 18 euro: tutto vero, nessuna novità, neanche il fatto che a dirlo siano Selvaggia Lucarelli sui social o un saggio di Cronopio editore (L’invenzione di Milano di Lucia Tozzi).